In Mongolia, sulle tracce del gatto di Pallas

Il gatto di Pallas è un felino notturno e schivo che vive nelle steppe dell'Asia centrale. Gli studi su questo animale sono pochi, e valutare il suo stato di conservazione è difficile.

2 minuti | 31 Marzo 2021

Alla pari dell’iconico leopardo delle nevi, è uno dei simboli per antonomasia della steppa dell’Asia centrale. Eppure, di lui non sappiamo quasi nulla. Notturno e schivo, il gatto di Pallas (Otocolobus manul) è un piccolo e massiccio felino. Oggi è rinomato più tra i cacciatori di pelliccia che tra gli zoologi. Gli studi scientifici si contano sulle dita di una mano, rendendo difficile la valutazione del suo stato di conservazione. Una lacuna da colmare in fretta viste le grandi trasformazioni ecologiche che negli ultimi anni hanno interessato gli sconfinati paesaggi della Mongolia.

Dal 2019, l’organizzazione non governativa Green Initiative si è presa a cuore le sorti del manul. Da questo ente, nel dicembre del 2020 è nata Wildlife Initiative. Questa è una squadra di ricercatori e conservazionisti italiani, statunitensi e mongoli che monitora le popolazioni del gatto di Pallas. Il lavoro è concentrato nella sconfinata steppa della Mongolia centrale, con focus nelle aree non protette dove vivono alcune popolazioni tanto vitali quanto a rischio. E, di conseguenza, delle specie che gli ruotano attorno.

Per esempio, il collasso delle popolazioni di marmotta siberiana minaccia direttamente la sopravvivenza del gatto di Pallas. In pochi anni questo roditore è transitato da “specie a rischio minimo” alla categoria “in pericolo” di estinzione. La specie viene infatti cacciata sia per la carne sia per la pelliccia. Il futuro del gatto di Pallas è legato a doppio filo a quello della marmotta. Se nei rari affioramenti rocciosi il felino trova rifugio nelle piccole cavità naturali, nella steppa è solito insediarsi nelle tane delle marmotte.

Un’altra minaccia è rappresentata dai Bankhar, una razza mongola di cani pastore. Questi animali sorvegliano il crescente numero di capi di bestiame e che sono responsabili di vere e proprie mattanze nelle tane del manul. Per questo motivo, la sensibilizzazione dei pastori è tra gli obiettivi cardini del progetto. La speranza è che da custodi della steppa possano diventarlo anche del gatto di Pallas.

Wildlife Initiative è un’organizzazione non governativa fondata da un gruppo di naturalisti e ricercatori italiani. La missione è lo studio e la conservazione delle specie minacciate o poco conosciute in contesti sociali e naturali molto complessi. Oltre al progetto sul gatto di Pallas, Wildlife Initiative ha avviato il monitoraggio dei grandi mammiferi presenti nel Parco nazionale Upemba nella Repubblica Democratica del Congo e, nello stesso luogo, un progetto di mitigazione del conflitto uomo-elefante. Infine, è in programma un campionamento congiunto in alcune aree del Sudamerica al fine di contribuire alla conoscenza e conservazione di specie come il gatto andino, l’oncilla e il tapiro delle Ande.

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  • Davide Michielin

    Davide Michielin è biologo e giornalista. Collabora regolarmente con la Repubblica e Le Scienze occupandosi di temi a cavallo tra la salute e l’ambiente. Attualmente è Senior Scientific Manager presso il Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici (CMCC) e docente al Master in comunicazione della scienza dell’Università Vita-Salute San Raffaele.
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