7 libri per guardare il mondo con occhi diversi

Illustrazioni di Eliana Odelli
Diritti delle piante, il mare che cambia, una nuova sensibilità ecologica: ecco i consigli di lettura per l’estate da parte della redazione di RADAR, per ampliare la nostra prospettiva sul mondo.

12 minuti | 4 Agosto 2023

Alcuni di voi saranno già su un sentiero di montagna, lungo i vicoli di una cittadina medievale o a rilassarsi sugli scogli. Per chi – a casa o in vacanza – è ancora alla ricerca di libri che accompagnino le giornate d’agosto, in cui finalmente c’è il tempo per leggere per il solo piacere di farlo, abbiamo raccolto sette consigli di lettura che arricchiscono, ampliano o rovesciano la nostra prospettiva sul mondo. Non sono per forza libri appena usciti o libri promettenti che stanno scalando le classifiche di vendita. Prendeteli in biblioteca, dalla vostra libreria di fiducia, usati o nuovi – i link che riportiamo di seguito non sono affiliati e noi non guadagniamo nulla dal consigliarveli, se non quella soddisfazione di parlare ad altri delle cose che parlano a noi.

Flower power. Le piante e i loro diritti di Alessandra Viola

In questo periodo di vacanza, molti di voi avranno scelto di trascorrere del tempo camminando per boschi, nella frescura e all’ombra delle tante specie vegetali che abitano i diversi ecosistemi italiani. Non è raro che quando si cammini all’interno di un bosco si abbia la sensazione di essere osservati, non da altri essere umani o animali (che pure popolano l’ecosistema anche se non li vediamo) ma dagli alberi stessi. È una suggestione oppure le piante realmente “vedono”? E se vedono, cosa vedono? Percepiscono i suoni? Provano dolore? Nel libro Flower power (Einaudi, 2020), Alessandra Viola offre un breve riepilogo delle caratteristiche delle piante che interessano una discussione sui loro diritti.

Con una dissertazione precisa e appassionata, Viola racconta come nei secoli l’uomo abbia allargato la cerchia dei diritti in seguito a guerre o rivoluzioni, portando ad esempio alla dichiarazione dei diritti dell’uomo, al suffragio universale, ai diritti del fanciullo. Ma nei tempi in cui donne, bambini, neri erano privi di diritti sembrava stravagante pure parlarne. Secondo l’autrice, oggi è necessario parlare di diritti delle piante e di parlarne in quanto portatrici di un valore intrinseco a prescindere dalla loro utilità per gli esseri umani. Questo percorso si scontra con l’enorme valore economico che lo sfruttamento delle piante ha per la società umana, ma non può esimersi dal confronto con la domanda fondamentale: qual è il bene per una pianta? Qual è il suo scopo, il fine ultimo? L’indizio è nel titolo stesso del libro, che risuona come uno degli slogan usati (ancora oggi) per difendere i diritti: Women power! Black power!… Flower power!

Elisabetta Zavoli

Flower power

Essere montagna di Jacopo Starace

Nelle tavole di Essere montagna (Bao Publishing, 2023) − ultima fatica del rampante illustratore Jacopo Starace – echeggiano atmosfere che richiamano la giungla tossica di Nausicaä della Valle del vento di Miyazaki: un intricato mondo post-apocalittico dominato da insetti colossali, in cui piante e funghi tossici fagocitano a poco a poco le tracce della civiltà precedente. Solamente, qui è tutto in scala ridotta. I personaggi della vicenda hanno infatti dimensioni centimetriche e si definiscono “uomini formica” in contrapposizione a quegli “esseri montagna” la cui esistenza è avvolta nel mistero.

Sebbene il paesaggio sia costellato di oggetti abbandonati da loro – il villaggio del giovane protagonista, Myco, sorge all’interno di un carrello della spesa ribaltato – è da anni che nessuno li incontra. Dalle voci degli anziani, sappiamo che gli uomini formica devono a loro la propria sopravvivenza, poiché donarono la cura che permise di debellare una ripugnante malattia micotica dal decorso fatale. Oppure è l’ennesima leggenda? L’improvvisa apparizione di un monatto che annuncia il ritorno del patogeno scardina le certezze degli uomini formica, introducendo reazioni fin troppo familiari al lettore: il rifiuto della realtà, lo scetticismo per la scienza, il sospetto nei riguardi degli altri, la fobia del contatto fisico, la riscoperta della fede religiosa. In una società allo sbando, Myco si incammina verso la montagna – la discarica che dovrebbe custodire il farmaco residuo – nella speranza di salvare la sorella infetta. Ciò che apprenderà durante il viaggio cambierà per sempre le sorti del suo microcosmo.

Davide Michielin

In alto mare di Danilo Zagaria

Danilo Zagaria, biologo e divulgatore scientifico, è autore di In alto mare. Paperelle, ecologia, Antropocene (Add Edizioni, 2022), un saggio che cerca di capire lo stato di salute dei nostri oceani. La narrazione comincia con l’affondamento della nave cargo Ever Laurel nelle acque del Pacifico nel 1992: migliaia di paperelle di gomma gialla, contenute in uno dei suoi container, iniziarono un lungo viaggio in balia delle onde, arrivando ai quattro angoli del globo e sopravvivendo a decenni di navigazione. Zagaria pone da subito la sua attenzione sull’enorme impatto che le attività umane stanno avendo sugli ecosistemi marini. Si parte dall’inquinamento da plastica e altri rifiuti, per poi passare a crimini ambientali come il massacro di varie specie di squali per le loro pinne, fino ad arrivare ai danni della pesca intensiva.

Pagina dopo pagina, diventa chiaro come il mare in cui ci tuffiamo oggi sia ben diverso da quello in cui facevano il bagno i nostri nonni, e sarà ancora più diverso da quello in cui si immergeranno i nostri nipoti. L’autore racconta i drammatici effetti del riscaldamento globale, della conseguente acidificazione degli oceani e dello scioglimento dei ghiacci artici, facendo un quadro completo dei rischi che corriamo – e che soprattutto corrono le generazioni future – se non inizieremo a tutelare con maggiore attenzione i mari del mondo. Zagaria è anche un grande lettore, e in fondo al libro include un’utilissima bibliografia “raccontata” in cui consiglia molti altri libri, per chi volesse saperne di più sui tanti argomenti trattati.

Alfonso Lucifredi

 Ragazza, donna, altro di Bernardine Evaristo

Ragazza, donna, altro (Edizioni SUR, 2020) è il romanzo più bello che ho letto quest’anno. Bernardine Evaristo, scrittrice britannica afrodiscendente, racconta le storie intrecciate di 12 personaggi, con lo sfondo del Regno Unito, della Nigeria, dei Caraibi, degli Stati Uniti, del Ghana. La storia parte da Amma, regista teatrale lesbica e nera, da sempre radicale, che finalmente sfonda nel mainstream con uno spettacolo al National Theatre di Londra. La sua vicenda si intreccia con quella di universitarie militanti e supponenti, club del libro caraibici, fattrici pro-Brexit, intellettuali gay autori di best-seller, influencer trans, soldati sfuggiti dall’America schiavista, madri e figlie che si ritrovano. 

Se vi è mai capitato di chiedervi cosa significa il termine intersezionalità, questo è il romanzo da leggere per capirlo. Le vite dei personaggi del romanzo – e le nostre, d’altronde – sono plasmate da questioni razziali, ambientali, di genere, di classe, di orientamento sessuale (e oltre), che portano a ognuno privilegi e discriminazioni. I traumi delle generazioni passate e gli abusi di oggi si rivelano attraverso gesti, pregiudizi, conflitti irrisolti: Evaristo racconta questi conflitti con empatia e senza presunzione, riflettendo su come le persone sono in grado di farsi del male e del bene a vicenda, di crescere e di costruire la propria identità. Il risultato è un romanzo che ha pagine divertenti e pagine commoventi, e anche alcune inquietanti. 

Nel 2019, Ragazza, donna, altro ha fatto vincere a Evaristo il prestigioso Booker Prize (la prima donna nera a vincerlo); la traduzione italiana è di Martina Testa. Consiglio vivamente anche la versione audiolibro, perfetta in viaggio, letta dalla bravissima Esther Elisha (Emons Audiolibri).

Anna Violato

Essere natura. Uno sguardo antropologico per cambiare il nostro rapporto con l’ambiente di Andrea Staid

In Essere natura (UTET, 2022) Andrea Staid, antropologo e professore di Antropologia culturale e visuale alla Naba di Milano e all’Università di Genova, ci invita a rivalutare il modo in cui guardiamo alla natura, e al nostro rapporto con essa. Per secoli, infatti, abbiamo considerato il pianeta come una risorsa inesauribile capace di soddisfare ogni nostro desiderio e bisogno, senza curarci delle conseguenze sulle altre specie viventi. 

La sfida nel nostro secolo sta nello riuscire a sviluppare una nuova sensibilità ecologista, che anteponga la tutela dell’ambiente alla crescita economica smodata e insostenibile che ha caratterizzato gli ultimi decenni della nostra storia.
Per oltre un secolo l’antropologia ha separato la natura dalla cultura; ma colonialismo ed estrattivismo altro non sono che le due facce della stessa medaglia, quella dell’antropocentrismo che si è innalzato al di sopra di una visione ecologica dell’ambiente che viviamo. 

È arrivato il momento di smettere di guardare al futuro come una freccia scoccata verso una crescita infinita e di diventare più consapevoli del nostro ruolo all’interno della natura. E di pensare a questa nuova fase della nostra storia non come a una rinuncia, ma come ad una grande possibilità di guadagno: di libertà, di ri-scoperta, di vicinanza e di lentezza. Perché: «di fatto, in base a come abitiamo e pensiamo all’ambiente, e a come sapremo narrare e costruire nuovi modi di abitare, potremmo riuscire a cambiare il mondo».

Marta Frigerio

La nube purpurea di Matthew P. Shiel

La nube purpurea (Adelphi, 1967) è un romanzo post apocalittico che racconta le avventure dell’esploratore Adam Jeffson, che al rientro da una spedizione al Polo Nord scopre che quasi tutti gli esseri viventi sono stati sterminati da una nube venefica di color porpora. La nube purpurea, pubblicato in una prima versione nel 1901, è il romanzo più noto di Matthew P. Shiel, scrittore nato nel 1865 a Montserrat, isola nel mar dei Caraibi e territorio d’oltremare del Regno Unito.

Il racconto si inserisce nel sempre caro sottogenere distopico de “l’ultimo essere umano rimasto sulla faccia della Terra”, un tema già diffuso ai tempi in cui La nube purpurea venne dato alle stampe; basti pensare che L’ultimo uomo, di Mary Shelley, è addirittura del 1826. Parte di una famiglia dalle spiccate aspirazioni borghesi, Adam Jeffson riesce, nel più meschino dei modi, a prendere parte alla missione di ricerca, spinto soprattutto dal generoso finanziamento messo a disposizione da un mecenate. Una volta giunto a destinazione, accade l’inimmaginabile estinzione di massa provocata dalla nube. Adam Jeffson, di fronte all’orrore dell’apocalisse, intraprende un lungo viaggio nella più totale solitudine, dapprima nella speranza di trovare qualche superstite. Anno dopo anno, il suo cammino diventerà una discesa lenta e inesorabile verso i meandri più oscuri dell’animo umano.

Gianluca Liva

Bestiario selvatico, appunti sui ritorni e sugli intrusi di Massimo Zamboni

Per chi non lo sapesse, Massimo Zamboni è stato chitarrista e fondatore soprattutto di CCCP e CSI, due progetti musicali collegati, che hanno probabilmente rappresentato l’apice della scena musicale alternativa italiana. Nel 1997, proprio nei giorni di fine estate, Zamboni si stava preparando con i CSI al lancio di Tabula Rasa Elettrificata, un disco che di lì a poco sarebbe arrivato in vetta alle classifiche italiane, precedendo cose come Be here now degli Oasis, La dura legge del gol degli 883 e, per distacco, OK Computer dei Radiohead. Una band di Reggio Emilia, reduce del punk anni ‘80, creava qualche problema nel definire cosa è commerciale e cosa è alternativo nel mercato italiano.

Da allora molte cose sono cambiate: quello che però è rimasto invariato è l’approccio disciplinato e alternativo di Zamboni, e la voglia di esplorare temi davvero underground, che rimangono sempre un po’ sotto traccia. Proprio su questa linea (la linea non c’è) si inserisce il nuovo libro di Zamboni, Bestiario selvatico, appunti sui ritorni e sugli intrusi (La nave di Teseo, 2023), una serie di racconti naturalistici sugli animali selvatici; storie che esplorano alcuni dei fatti ecologici emergenti delle nostre campagne e città. Un bestiario sì, come dice il titolo, ma anche e soprattutto un parallelismo continuo con l’essere umano, e un lungo ragionamento sulla convivenza. 

Zamboni parla di ritorni favolosi, come quello del castoro in Italia, di conflitti e di specie aliene. Descrive con cura alcuni aspetti scientifici, senza mai rinunciare alla narrazione. Racconta di sciacalli dorati, tartarughe americane, ibis eremiti e gamberi della Lousiana, di esseri umani e animali, senza lasciarsi prendere dalla retorica. Nel libro si parla anche di granchio blu, argomento di cui in questo periodo ci stiamo occupando Elisabetta Zavoli ed io, e si citano soluzioni e tentativi recenti di risolvere il problema di una specie tanto invasiva. Dimostrazione che il Bestiario non è solo una raccolta statica di novelle e fatti naturalistici, ma anche una finestra aggiornata sulla situazione di una parte di fauna del nostro paese. 

Francesco Martinelli

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