In Friuli Venezia Giulia, come in tutto il Nord-Est, l’ambrosia (Ambrosia artemisiifolia) è diventata una presenza sempre più rilevante. Questa pianta erbacea annuale, originaria del Nord America, è oggi considerata una delle specie aliene invasive più problematiche: produce grandi quantità di polline altamente allergenico e contribuisce all’aumento di disturbi respiratori come rinite e asma. L’ambrosia è una pianta erbacea annuale, della Famiglia delle Compositae o Asteraceae: ha un portamento eretto e si ramifica verso la sommità. Può raggiungere un’altezza tra 20 cm e oltre un metro.
«Ambrosia artemisiifolia è giunta in Italia, a cominciare da Piemonte e Lombardia, all’inizio del ’900, probabilmente a causa della contaminazione di sementi e granaglie importate», spiega Francesca Tassan-Mazzocco, di ARPA Friuli Venezia Giulia. «Un ulteriore incremento si è verificato durante e dopo la II Guerra Mondiale, con gli spostamenti di uomini, mezzi e derrate. Oggi è diffusa soprattutto in Francia, nei Balcani e nel Nord Italia, in particolare in Pianura Padana, Piemonte, Lombardia e Friuli Venezia Giulia».
La capacità di crescere su qualsiasi suolo spoglio, la tolleranza agli stress ambientali e l’abbondante produzione di semi e polline ne hanno favorito l’espansione. Non sorprende trovare l’ambrosia lungo strade e ferrovie, in cantieri, aree industriali abbandonate, campi di mais e soia, oppure ai margini boschivi.
Allergie in aumento
ARPA FVG ha documentato giornate con concentrazioni molto elevate di polline, tali da costituire un serio rischio per la popolazione. «Il monitoraggio pollinico in regione si basa su una rete di quattro campionatori, a Pordenone, Trieste, Lignano e Tolmezzo. I dati vengono pubblicati settimanalmente su bollettini, scaricabili via sito, app e widget», ricorda Pierluigi Verardo, di ARPA FVG. Questi bollettini sono strumenti fondamentali per allergologi e medici, che possono prepararsi ai picchi di esposizione e consigliare terapie preventive.
La responsabilità della gestione ricade sulle amministrazioni locali. «La gestione delle infestazioni spetta alle Amministrazioni, sia con azioni dirette sia con politiche di informazione e formazione rivolte alla popolazione e agli operatori», sottolinea Tassan-Mazzocco. La Regione FVG, inoltre, ha inserito l’ambrosia nelle liste di specie aliene invasive di forte impatto sanitario e socio economico, avviando strategie specifiche di contrasto. Sul fronte agricolo, ERSA-FVG ha condotto prove in campo con erbicidi di pre-emergenza, applicati nelle prime fasi di sviluppo delle colture: i risultati hanno mostrato una riduzione significativa della germinazione di ambrosia, limitando la competizione con mais e altre colture primaverili. Oltre al chimico, si promuove la gestione integrata: rotazioni colturali, lavorazioni tempestive del terreno e sfalcio meccanico nelle aree marginali.
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Collaborazioni e ricerca
Il monitoraggio regionale si inserisce nella rete nazionale POLLnet, coordinata da ISPRA, che consente di mappare la diffusione pollinica anche oltre confine. «ARPA FVG collabora con colleghi di Slovenia, Austria e con la comunità scientifica europea, per avere una visione transnazionale del fenomeno», aggiunge Tassan-Mazzocco, che spiega anche come «già da qualche anno, circa dal 2015, si sta assistendo a una progressiva diminuzione delle concentrazioni di polline sul territorio regionale».
Un ruolo cruciale sembra avere Ophraella communa, un coleottero anch’esso di origine esotica che si nutre dei germogli di ambrosia, bloccandone lo sviluppo. Tuttavia, il cambiamento climatico potrebbe complicare il quadro. «Abbiamo osservato una tendenza all’anticipo della fioritura e al prolungamento della stagione pollinica», osserva Tassan-Mazzocco. «Inoltre, eventi di trasporto a lunga distanza dalle pianure della Pannonia portano spesso polline in Friuli e lungo l’Adriatico già da metà agosto».
ARPA diffonde regolarmente informazioni tramite bollettini e partecipa a eventi pubblici e programmi radio-tv. La consapevolezza resta un tassello cruciale: la tempestiva segnalazione della pianta e l’adozione di buone pratiche agronomiche possono ridurre l’impatto su salute e ambiente. In sintesi, il caso Ambrosia dimostra quanto la gestione delle specie aliene invasive sia complessa e multidimensionale: richiede monitoraggio continuo, cooperazione internazionale, strumenti agronomici innovativi e, non da ultimo, il coinvolgimento diretto della cittadinanza.
