Il cibo del futuro si coltiva in una serra idroponica

Fotografie di Francesco Pistilli
In provincia di Rieti è nata Ferrari Farm, uno dei più moderni laboratori di coltivazione idroponica in Italia, che potrebbe aprire la strada a un nuovo modo di produrre il nostro cibo.

7 minuti | 18 Marzo 2022

Nel cuore dell’Italia, in provincia di Rieti, si coltiva il cibo del futuro. Pomodori, insalata, basilico e ortaggi crescono senza uso di pesticidi o fertilizzanti, senza metalli e sono garantiti tutto l’anno.

Giorgia Pontetti, 41enne ingegnera spaziale ed elettronica, ha unito le sue competenze scientifiche all’amore per la terra e ha creato Ferrari Farm.

Giorgia sognava di diventare astronauta, e la sua illuminazione è arrivata durante una conferenza sullo spazio. «A un professore americano sentii dire che il giorno in cui l’uomo sarebbe arrivato su Marte avrebbe potuto coltivare in idroponica. Ho iniziato a documentarmi e ho scoperto questa tecnica di coltivazione, la più vecchia del mondo, usata dai babilonesi e dagli egizi». 

UN LABORATORIO UNICO IN EUROPA

Oggi Ferrari Farm, il laboratorio di Giorgia Pontetti, è unico in Europa. Nelle sue serre la temperatura esterna non conta; il microclima è regolato con sistemi sofisticati e vi si accede come in una sala operatoria.

Ha inoltre applicato sistemi computerizzati ad alcuni container, trasformandoli in coltivazioni pensili, o “vertical farms”. Questi ambienti sono sterili e capaci di coltivare a ciclo continuo e in breve tempo utilizzando luci artificiali. L’acqua, presa dall’esterno, viene purificata anche se proveniente da ambienti altamente contaminati.

«Si può coltivare in aree inospitali, ai poli, all’Equatore, sottoterra, nei palazzi, in scenari di crisi e catastrofe. E, perchè no, anche nelle missioni spaziali» dice Giorgia. Con questa ingegneria-contadina si risparmia fino al 90% di acqua e si evitano emissioni nocive. Il cibo coltivato è praticamente puro, compresi i suoi famosi pomodori chiamati scherzosamente San Marziano.

LE IMMAGINI

ferrari farm

Giorgia Pontetti a lavoro con due collaboratori per disporre le nuove talee di pomodoro.

idroponica

Una talea di pomodoro pronta per essere coltivata alla Ferrari Farm.

ferrari farm

Un operaio raccoglie pomodori nelle serre della Ferrari Farm. Il clima è regolato all’interno, ma la luce solare continua a essere un elemento centrale.

idroponica

I pomodori coltivati nelle serre della Farm non sono contaminati da metalli o da altre sostanze e non hanno parassiti. Tutto l’ambiente è sterile e chi opera all’interno veste come in sala operatoria.

Vista aerea della Ferrari Farm e del lago del Salto.

giorgia pontetti

Giorgia Pontetti all’interno della serra idroponica progettata per coltivare pomodori e basilico. La serra non richiede alcun tipo di scambio con l’ambiente esterno. Questo sistema permette produzioni indipendenti dalle condizioni climatiche e dall’inquinamento.

idroponica

Coltivando in ambienti sterili sono stati eliminati i problemi derivanti da malattie e patogeni. Con questi sistemi è possibile evitare di ricorrere a trattamenti fitosanitari.

serra idroponica

Robotfarm è una serra idroponica delle dimensioni di un elettrodomestico. È in grado di coltivare indoor senza pesticidi e fitofarmaci, tutto l’anno, con risparmio idrico ed energetico. Ottimizzata per le insalate, permette di coltivare anche spezie e pomodori nani.

Raccolta dei pomodori San Marziano, coltivati nella farm di Giorgia Pontetti.

La Fattoria Container MIG può avere utilizzi vari. Può servire in risposta a crisi, emergenze, condizioni ambientali ostili. Si può usare per missioni umanitarie o di pace, ricerca scientifica, produzioni pharma-grade. Inoltre, può fornire soluzioni per realizzare coltivazioni più estese in ambito urbano o periurbano e persino in campo spaziale.

vertical farm idroponica

Germogli di insalata in una vertical farm.

Giorgia Pontetti all’interno di una vertical farm

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  • Francesco Pistilli

    Francesco Pistilli è fotogiornalista e videomaker Italiano specializzato in tematiche politiche, sociali ed ambientali. È stato premiato al World Press Photo nel 2018.
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