Il futuro nei (e dei) francobolli

I francobolli sono un oggetto del passato, eppure ci raccontano come immaginavamo - e immaginiamo ancora - il futuro. Da Storie su busta, la rubrica di Stefano Bertacchi.

9 minuti | 9 Marzo 2022

Il francobollo è un insignificante pezzo di carta, essenzialmente inutile oggi. Raramente riceviamo una busta ricoperta da foglietti dentellati dai mille colori, a cui comunque non hai mai dato particolare importanza. Tuttavia, per tutto il XX secolo gli umani sono stati costretti a usare quei pezzi di carta, decisamente utili. E in quanto tali, automaticamente pieni di significato, vere e proprie tele da riempire a piacimento di chi ha avuto il potere per farlo. Dittatori, colonialisti, rivoluzionari, unificatori, semplici artisti: tutti hanno sfruttato i francobolli per lasciare un messaggio, che fosse di oppressione, di pace, di speranza o semplicemente di cultura. I francobolli sono testimonianza attuale di un recente passato che ci riguarda, perché ha plasmato l’attuale presente: essi perciò rappresentano un vero e proprio libro di storia dentellata. Vi accompagnerà in questo percorso il divulgatore Stefano Bertacchi, un filatelico (per i comuni mortali equivale a un nerd, ma dei francobolli) che sin da piccolo ha viaggiato così il mondo senza spostarsi da casa. E nel tempo libero è uno scienziato, quindi si divertirà con voi a sperimentare cose dentellate.

So già cosa stai pensando: il tema di questo mese di RADAR è il futuro e io ti voglio parlare di una cosa che non ci serve più oggi, figuriamoci nel futuro. E ti do ragione: oggettivamente i francobolli sono obsoleti, mandati in pensione dalle mail e da etichette senz’anima. Ma c’è stato un tempo in cui questi piccoli pezzi di carta dentellata erano fondamentali per tenere unito un Paese e comunicare con l’esterno. I francobolli sono stati un mezzo di comunicazione potentissimo, sfruttati per molti scopi, dalla propaganda totalitaria alla beneficenza: tutti erano obbligati ad averci a che fare, sia per mandare una lettera all’amato al fronte che per spedire una cartolina dal mare.

Fino a metà degli anni 2000 è stato così, e proprio quell’anno dalla cifra tonda è stata occasione per poter riflettere sul futuro anche tramite il mondo della filatelia. I filatelici sono le persone come chi vi scrive, un millennial che ha un hobby da boomer (in termini squisitamente anagrafici), ovvero colleziona francobolli. E che il 31 dicembre del 1999 era un bambino che temeva che il Millennium Bug potesse mandare in tilt tutto quanto. Questo nonostante i francobolli avessero provato a rassicurarci riguardo il futuro: per esempio l’Italia come ultima emissione del 1999 (il 27 novembre) ha scelto la rappresentazione di una mano umana che ne tocca una robotica. Un tributo esplicito alla Creazione della Cappella Sistina perfino nella posizione delle due mani, che sottolinea come siano gli umani il creatore, mentre i robot sono la creatura. Ma è solo la mia personale interpretazione di un francobollo il cui la scritta “verso il duemila” riempie di speranza chi osserva: peccato avesse un valore facciale di 2,48 euro, tra i più cari in quel momento, di conseguenza in pochi l’hanno tenuto tra le mani allora.

Francobollo “Verso il duemila”, 1999, Italia.

Discorso diverso per la coppia emessa il primo gennaio 2000, prima della serie intitolata “Avvento del duemila” (nell’immagine all’inizio dell’articolo): li possiamo trovare anche in forma di foglietto, con un valore facciale decisamente inferiore. Sono dedicati proprio al passato e al futuro: curioso come quest’ultimo sia rappresentato dallo spazio, come se tornare sulla Luna fosse la priorità totale. Tema che ritorna anche in altre amministrazioni postali, che hanno affidato ai più piccoli il compito di descrivere il futuro. In questo foglietto del Canada del 2000 vediamo chiari riferimenti all’esplorazione spaziale, in ben 3 francobolli su 4: i bambini canadesi vogliono invece vedere la bandiera con la foglia d’acero alla conquista dello spazio. Vediamo anche come l’ascensore spaziale fosse già allora un tema: spero quindi che i moderni miliardari del turismo spaziale si ricordino di pagare i diritti a chi ha fatto questo disegno.

Foglietto sull’esplorazione spaziale, 2000, Canada.

IL FUTURO DEI FRANCOBOLLI

Arriviamo quindi ai giorni nostri per domandarci quale sarà il futuro dei francobolli. Proprio perché è il classico hobby da boomer, anche io borbotto di fronte alle novità che le Poste hanno da offrire, tendenzialmente limitandomi ai francobolli autoadesivi, semplicemente perché sono complicati da staccare dalla carta e si appiccicano ovunque. Ma il mondo della filatelia è andato ben oltre, bucando lo schermo degli smartphone.

Francobollo con QR code, 2013, Ungheria.

Partiamo da un qualcosa a cui ormai siamo tutti abituati: nel mondo dei francobolli i QR code sono arrivati ben prima dei Green Pass. Ne è un esempio il francobollo emesso nel 2013 dall’Ungheria, dedicato a Giuseppe Verdi: nella bandella laterale è presente un QR che rimanda al sito dell’Opera nazionale magiara, con una descrizione della biografia del compositore. Restando nell’ambito scienza e futuro, nel 2021 le poste norvegesi hanno emesso una coppia di francobolli dedicati a innovazioni tecnologiche, quali robot subacquei telecomandati e il controllo da remoto dei rover su Marte. In entrambi un QR code rimanda al sito del Consiglio delle Ricerche norvegese, esplicitamente dedicata alla divulgazione scientifica di tali tecnologie, sfruttando proprio il francobollo come mezzo di comunicazione. Questi sono esempi di francobolli crittografici (o crypto) relativamente semplici; la filatelia infatti ha iniziato ad appoggiarsi alla tecnologia della blockchain, che, grazie alla propria struttura, permette di mantenere uno storico dettagliato e garantito delle informazioni sul singolo oggetto digitale e sulle transizioni che lo ha visto protagonista nel tempo.

Francobolli con QR code, 2021, Norvegia.

Alcuni francobolli sono diventati token non sostituibili (non-fungible token, NFT), ovvero oggetti unici e insostituibili, proprio grazie alla garanzia dettata dalla blockchain. E se ci pensiamo è un paradosso, perché ogni francobollo della mano robotica del 1999 è sostituibile da un altro identico sulla busta. Nel collezionismo tendiamo a differenziare l’oggetto che noi possediamo dagli altri; ma è unico solo perché è nelle nostre mani, di fatto resta indistinguibile da tutti gli altri stampati insieme. Nel caso invece dei francobolli crypto NFT, è l’amministrazione postale a certificare l’unicità del singolo pezzo, agganciandolo proprio alla blockchain. Ne è un esempio l’Austria, che nel 2021 ha emesso i propri francobolli crypto versione 3.1, legandosi a Ethereum, la cui cryptovaluta, Ether, è la seconda più diffusa dopo il noto Bitcoin.

L’Austria ha emesso questi francobolli in due serie, dedicate a gatti e rinoceronti: ognuno di essi è stato emesso in un certo numero di copie totali e in versioni con colori diversi, a rarità crescente. Quando ricevete a casa l’oggetto (che comprende anche un francobollo fisico da spedire) potrete rivelare grazie al vostro smartphone il colore: nero il più comune, rosso il più raro. A questo punto lo potete tenere nel vostro cryptowallet digitale e mostrarlo agli amici (sempre che voi ne abbiate, considerata la vostra passione per la filatelia). Altrimenti, potete venderlo, entrando nel magico mondo della compravendita di NFT, in questo momento abbastanza in fermento, soprattutto per quanto riguarda il settore dell’arte. Possiamo quindi confermare che i francobolli sono opere d’arte, capaci di resistere alla prova del tempo, ma anche di raccontarci la storia recente.

Francobolli non-fungible token, NFT, 2021, Austria.

Molti collezionano francobolli proprio per ricordare il passato: essi sono davvero come le pagine di un libro di storia che raccontano rivoluzioni scientifiche, culturali, sociali e politiche. Non stupisce quindi che anche questo strumento, che in realtà è una vera e propria forma d’arte, sia entrato nel mondo digitale, attingendo alle nuove tecnologie a disposizione. E a proposito di arte e scienza, vorrei chiudere il cerchio con un altro dei foglietti della serie “Avvento del duemila”, in cui vengono messe di fronte come se fossero antitetiche: proprio dalle pagine di questo magazine lascio quindi a te il pensiero a riguardo.

Serie “Avvento del duemila”, 2000, Italia.

Se ti è piaciuto questo articolo, iscriviti alla Newsletter.
Potrai partecipare alla crescita di RADAR e riceverai contenuti extra.

CORRELATI