E il gorilla come fa?

Piccolo vocabolario dei segnali che i gorilla si scambiano per comunicare, tra avvertimenti minacciosi e “canti” nei momenti di relax. 

5 minuti | 6 Agosto 2021

Se c’è un’immagine iconica dei gorilla è quella di un maschio adulto – un silverback dalla schiena argentea – che si batte i pugni sul petto. Cioè fa quello che gli scienziati chiamano “chest beat”. Un segnale inequivocabile in cui il gorilla dominante segnala la sua presenza a chi si trova nei paraggi. Eppure, solo da poco abbiamo scoperto che il battersi i pugni sul petto è un segnale onesto, un messaggio cioè non falsificabile, con cui i maschi segnalano ai potenziali rivali la loro stazza. E quindi anche la loro forza. L’equazione è semplice e intuitiva: più grande è la cassa toracica e più ci si batte il petto con forza, più il segnale sarà potente e si udirà più lontano. A dimostrarlo su Scientific Reports è stato un gruppo di primatologi che per due anni e mezzo ha seguito, registrato e misurato la stazza di 25 silverback al Dian Fossey Gorilla Fund, nel Virunga National Park, in Ruanda. Proprio dove la primatologa Dian Fossey – che con Jane Goodall e Birutė Galdikas faceva parte delle cosidette “Trimates”, celebri studiose di primati – ha fondato nel 1967 il Karisoke Research Center per proteggere e studiare i gorilla di montagna in via di estinzione, prima di finire assassinata brutalmente il 26 dicembre del 1985.

I gorilla sono animali molto pacifici: sono soprannominati “giganti gentili”, a dispetto di quanto possano far pensare le dimensioni e qualche dimostrazione di forza bruta.

«In realtà lo abbiamo sempre sospettato, ma adesso ne abbiamo le prove: con il chest beat i gorilla non possono mentire sulla propria taglia» ci racconta la primatologa Veronica Vecellio, che dal 2005 ha raccolto l’eredità della “Trimates” tanto da essere soprannominata “la Dian Fossey italiana”. «Nel chest beat la potenza del suono è commisurata alle dimensioni. Ed essere grossi per i gorilla è un bel vantaggio: le dimensioni corporee riflettono le capacità competitive o di combattimento. Cioè le femmine sono attratte dai maschi più grandi, che riescono anche a tenere a bada potenziali rivali. I maschi dominanti, infatti, hanno un arduo compito: devono proteggere il gruppo, specialmente i piccoli. Inoltre il suono del chest beat si sente fino a un chilometro di distanza, perciò i gorilla possono capire con chi hanno a che fare da molto lontano. Questo segnale aiuta quindi i maschi a decidere se vale la pena intraprendere un combattimento o se è meglio ritirarsi, senza arrivare allo scontro fisico, cosa che per la verità avviene molto raramente» continua Vecellio. «I gorilla infatti sono animali molto pacifici: sono soprannominati “giganti gentili”, a dispetto di quanto possano far pensare le dimensioni e qualche dimostrazione di forza bruta».

Dimostrazioni di forza

Nel repertorio comunicativo dei gorilla, infatti, esistono anche gli hit ground o gli smash plant: sono dimostrazioni minacciose in cui il maschio sbatte violentemente una mano per terra oppure correndo trascina un ramo ricoperto di foglie, facendo rumore. Insomma fanno solo tanta scena, senza arrivare a combattere. «Un’altra comunicazione non verbale è lo strut stance: in questo caso il maschio si pianta sui quattro arti, con spalle e braccia aperte, scapole addotte e tutti i muscoli in tensione per mostrarsi in tutta la sua forza, come in una gara di body building. Adoro quando i cuccioli si mettono in strut stance per imitare i maschi adulti: mi fanno morire dal ridere» racconta divertita Vecellio. «Ma se un maschio adulto assume questa posa davanti a te, c’è veramente poco da ridere!».
La gorilla Kubana si riposa con il suo piccolo di 2 giorni, nel Parco Nazionale di Virunga, Repubblica Democratica del Congo. Foto del Dian Fossey Gorilla Fund International.

Mediazioni tra gorilla

Il sistema di comunicazione dei gorilla, però, è molto complesso e articolato. E non ancora del tutto decifrato, nonostante vengano studiati da almeno cinque decenni. Questi primati – i più grandi tuttora esistenti – comunicano con la postura, con gesti ed espressioni facciali, e pure tramite vocalizzazioni. «Dai tempi di Dian Fossey siamo riusciti a interpretarne e riconoscerne 16. Per esempio spesso al battersi i pugni sul petto viene associata una serie ripetuta di hoo-hoo-hoo (hooting), che serve per aumentare l’effetto tamburo, cioè il rimbombo dei colpi sulla cassa toracica. Questo segnale può servire sia per risolvere situazioni di conflitto tra maschi, sia per chiamare qualcuno, per esempio quando un membro del gruppo si perde» ci spiega Veronica Vecellio. «C’è poi il belch, un suono gutturale difficile da tradurre in lettere, che significa all’incirca “va tutto bene”. I gorilla lo usano durante situazioni di relax o come saluto, quando due individui si avvicinano. Anche noi imitiamo il belch in foresta, quando ci avviciniamo ai gorilla per comunicargli il nostro arrivo e le nostre intenzioni pacifiche».

Quando apprezzano particolarmente quello che stanno mangiando, i gorilla intonano una specie di coro.

Dei circa 1000 gorilla di montagna rimasti al mondo, divisi tra Uganda e Ruanda, sul massiccio dei Virunga, il Gorilla Fund monitora una popolazione di 120 individui, che ogni tanto si mettono a “cantare”. «Succede quando apprezzano particolarmente quello che stanno mangiando in quel momento, per cui intonano una specie di coro in cui più individui del gruppo cominciano a emettere suoni di apprezzamento del cibo, ognuno con toni alti e bassi. Una sorta di “mmmh… che buono!” collettivo. È una meraviglia quando cantano! E poi i gorilla ridono tantissimo! Durante il gioco i più giovani si rincorrono, si fanno il solletico e si mordicchiano, e contemporaneamente ridono. È decisamente la mia vocalizzazione preferita, questa» racconta Vecellio, che però ci ricorda che esistono anche delle “sonore sgridate”. Nelle situazioni di conflitto i gorilla emettono un pit grunt, una sorta di grugnito. «Se un gorilla fa il pig grunt a un altro, vuol dire che non è affatto contento di quello che sta succedendo e lo mette in guardia: sono situazioni di conflitto medio. Ma questo segnale viene anche utilizzato dalle madri per sgridare i piccoli e dirgli di non fare una certa cosa». L’esuberanza dei cuccioli di primati, che siano d’uomo o di gorilla, pare invece sia una costante.

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  • Francesca Buoninconti

    Francesca Buoninconti è naturalista e giornalista scientifica. È nella redazione di Radio3 Scienza, il quotidiano scientifico di Radio3 Rai, e racconta la zoologia ai ragazzi su Rai Gulp per La Banda dei FuoriClasse. Scrive di scienza, natura e clima per varie testate, tra cui “Il Bo Live” e “Il Tascabile”. È autrice di “Senza confini. Le straordinarie storie degli animali migratori” (2019) e “Senti chi parla. Cosa si dicono gli animali” (2021), entrambi pubblicati da Codice Edizioni.

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