La mattina arriva tardi a Cocullo, rallentata dall’ombra delle alte montagne intorno, mentre un gruppo di grifoni volteggia nel cielo, in alto. La vallata appare ancora come il bellissimo e desolato scenario che era ieri. Oggi però, il primo maggio, il paese è diverso. Migliaia di persone riempiono già i vicoli: ovunque ci si giri, si vede qualcuno che ha in mano un serpente.
Che quello che sta per accadere a Cocullo sia un evento potentissimo lo si capisce dall’incredibile movimento di persone tra le strade. Per un giorno soltanto, questo paese di 200 abitanti ospita – dicono i locali – anche 15mila persone, in nome di un rito religioso la cui origine si perde nel tempo. In migliaia arrivano da tutta Europa per incontrare i serpari, i cercatori di serpenti, e assistere al rito dei serpenti di Cocullo: l’antica tradizione di vestire, una volta l’anno, la statua di San Domenico Abate con dei serpenti e portarla in processione per le vie del paese. La festa dei serpari è un evento unico nel suo genere e uno dei rari casi di pacifica interazione tra i rettili meno amati e gli esseri umani.
Fuori dal paese, le auto sono in coda al casello della A25, una piccola autostrada del centro Italia che collega l’Appennino abruzzese al Mare Adriatico. «Negli anni ‘80 le macchine le parcheggiavano fin dentro l’autostrada» raccontano alcuni al bar, mostrando sui telefoni le foto di alcuni scatti dell’epoca.
Siamo nella Marsica, in Abruzzo, la regione storica che ospita quello che resta della popolazione di orso marsicano, la sottospecie endemica italiana; un territorio in cui la convivenza tra umani e animali non è un’opzione, ma una secolare necessità.
L’Eremo di San Domenico protegge la grotta naturale dove il santo visse in solitudine e in preghiera facendo miracoli. Villalago (AQ), 28 aprile 2022
San Domenico visse intorno al 1000 a.C. in Italia centrale ed è considerato un guaritore dai morsi di serpente, come raffigurato in un dipinto all’interno dell’Eremo. Villalago (AQ), 28 aprile 2022
Paura e rito
A causa della mia prima innata – e poi coltivata – passione per i serpenti, ho convinto Elisabetta Zavoli a passare qualche giorno a Cocullo, per documentare e raccontare l’unicità della festa dei serpari. Nel resto d’Italia, fatta eccezione per alcuni rarissimi casi, il rapporto tra umani e serpenti è ancora problematico a causa di paure ataviche, ignoranza e timori ingiustificati. E nonostante nel nostro Paese tutte le specie di rettili siano tutelate dalla legge, con pene che possono prevedere anche la detenzione, i serpenti vengono spesso perseguitati. Le uccisioni intenzionali di serpenti sono molto diffuse e rappresentano una minaccia alla conservazione di questi animali, oltre a essere una pratica illegale e barbara.
Sebbene la maggior parte delle specie di ofidi italiani sia classificata come a Minor rischio dalla ICUN, diverse popolazioni sono in declino.
Marco Ognibene Mascioli mostra i serpenti cervone (Elaphe quatuorlineata sp.) che ha catturato e che tiene nel suo garage a Cocullo, in attesa del giorno della festa di San Domenico. Mascioli è un serparo, cioè un cacciatore di serpenti, fin da quando era bambino. Cocullo (AQ), 28 aprile 2022
Per questi motivi, oltre che per l’innegabile fascino del rituale mistico, quello della festa dei serpari di Cocullo è un interessante caso studio. Il motivo religioso (e anche economico: la festa genera un indotto non trascurabile per il paese) ha incentivato di fatto la conoscenza e la non uccisione dei serpenti, eliminando così uno dei principali fattori di minaccia alla loro conservazione.
Da qualche anno a questa parte, l’aspetto conservazionistico del rituale si sta rafforzando, soprattutto grazie a un progetto di ricerca.
Il censimento dei serpenti di Cocullo
Sedici anni fa è stato avviato un progetto di monitoraggio dei serpenti della zona di Cocullo con la collaborazione del biologo Gianpaolo Montinaro, l’erpetologo Ernesto Filippi e l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Abruzzo e del Molise. Nei due giorni precedenti la manifestazione, viene allestito uno spazio nell’edificio del comune in cui i serpari portano gli esemplari che hanno trovato.
Il progetto di ricerca permette ai serpari autorizzati di catturare e detenere legalmente i serpenti nel periodo vicino alla festa, grazie a una deroga ministeriale. Allo stesso tempo, offre la possibilità ai ricercatori di raccogliere una gran quantità di informazioni per conoscere lo stato di conservazione delle varie specie. Un modo per capitalizzare lo sforzo di cattura e compensare in altro modo lo stress causato agli animali.
I serpenti di Marco Ognibene Mascioli vengono tenuti in un sacchetto in attesa di essere misurati dagli erpetologi Gianpaolo Montinaro ed Ernesto Filippi, per il monitoraggio scientifico. Cocullo (AQ), 29 aprile 2022
Gli erpetologi Giampaolo Montinaro (sinistra) ed Ernesto Filippi (destra) controllano un serpente cervone (Elaphe quatuorlineata sp.) per ritrovare il microchip inserito in passato. Il microchip aiuta gli scienziati a monitorare la salute dei serpenti e la loro crescita. Cocullo (AQ), 29 aprile 2022
Durante le concitate ore del censimento dei serpenti, in un continuo viavai di serpari, giornalisti e fotografi, gli erpetologi prendono misure corporee, fanno tamponi per controllare la presenza di infezioni e, in alcuni casi, inseriscono un microchip sottocutaneo, utile per monitorare di anno in anno gli stessi individui.
I dati raccolti negli anni, relativi a oltre 200 esemplari, sono serviti per pubblicazioni sulla distribuzione e su strategie di conservazione dei serpenti; in particolare del cervone (Elaphe quatuorlineata), serpente più grande d’Europa e protagonista del rito di Cocullo. Si tratta a tutti gli effetti di un progetto di citizen science, utile per sensibilizzare le persone nei confronti di questi animali demonizzati e, soprattutto, per coinvolgere i serpari locali nella ricerca scientifica.
Valeria Del Rosso e Francesco Zinatelli controllano un rudere alla ricerca di serpenti per la cerimonia di San Domenico. Anversa degli Abruzzi (AQ), 29 aprile 2022
A cercare i serpenti con serpari e serpare
I serpari sono figure tradizionali che derivano dai Ciaralli, gli antichi guaritori sacri della zona di Cocullo. Ma nonostante il riferimento a questo immaginario antico, oggi i serpari sono figure decisamente più contemporanee di quanto ci si possa aspettare.
Marco Ognibene Mascioli ha 38 anni e fa il militare di stanza a Bologna. Ogni anno torna a Cocullo nei giorni precedenti la processione, per adempiere al suo dovere di serparo. Mascioli ci guida sui monti circostanti a cercare i serpenti nei suoi luoghi preferiti: per esempio, le pietraie nelle quali si possono trovare i cervoni, serpenti mansueti che possono raggiungere i 2 metri.
Arriviamo in fuoristrada fino a dove iniziano le pietraie: da lì in poi si scende a piedi. La ricerca è lenta e silenziosa. Bisogna ascoltare e muoversi senza creare troppe vibrazioni. È aprile e siamo a più di 1000 metri di altitudine: non è affatto caldo, ma il sole è alto e questo fa ben sperare per la ricerca. In questo periodo, infatti, i serpenti escono dal riposo invernale e per attivarsi hanno bisogno di mettersi al sole, quindi in vista. Nonostante le buone condizioni, arrivati alla fine della nostra uscita non abbiamo trovato granché: soltanto un cervone di grosse dimensioni, un serio candidato a essere tra i pochi serpenti che verranno appoggiati sulla statua di San Domenico per la processione.
Alcuni giovani tengono in mano i biacchi (Hierophis viridiflavus sp.) che hanno catturato e li mostrano ai visitatori nella piazza principale di Cocullo. I serpari di solito mostrano i propri serpenti agli amici ma mantengono il segreto sul luogo di cattura. Cocullo (AQ), 29 aprile 2022
Ci sono anche serpari giovanissimi, come Francesco, studente di Cocullo, e Valeria, calciatrice semi-professionista, originaria del vicino paese Anversa degli Abruzzi. Con loro andiamo a cercare serpenti in un contesto diverso, nei pressi di un capanno abbandonato. Stavolta portiamo a casa un ottimo bottino: tre biacchi (Hierophis viridiflavius), serpenti velocissimi e con un carattere difficile.
Una volta catturati, i serpenti vengono tenuti a casa per qualche settimana, all’interno di cassette o terrari, generalmente a bassa temperatura. In questo modo il metabolismo rimane controllato, gli animali non si agitano e non hanno bisogno di mangiare. Alla fine, dopo il rito, verranno liberati in natura nello stesso luogo in cui sono stati raccolti.
Anna Ognibene Mascioli, con l’aiuto della madre, indossa un abito tradizionale per sfilare davanti alla statua di San Domenico durante la processione. Cocullo (AQ), 1 maggio 2022
Il dettaglio del corpetto originale che Anna Ognibene Mascioli indossa per la sfilata davanti alla statua di San Domenico durante la processione. Cocullo (AQ), 1 maggio 2022
Serpare da generazioni
«La tradizione della festa dei serpari di Cocullo è superare le paure» ci spiega Antonietta, serpara da generazioni. «In tanti hanno superato la fobia, perché il bene è conoscere, il male è la mancanza di lucidità». Antonietta ci accoglie e cenare a casa sua e passiamo la sera a chiacchierare con lei e con la figlia Dalila: le parole delle donne ci portano nelle profondità della tradizione del rito dei serpenti di Cocullo.
Antonietta è serpara da sempre, insieme alle sorelle Clelia e Josella: un’identità tramandata dalla madre Maria, che le ha avvicinate ai serpenti fin da bambine. Ci racconta che il padre non voleva che lei e le sorelle facessero le serpare. A lui non piacevano i serpenti, e perquisiva periodicamente la casa per cercarli. Su suggerimento della madre, le sorelle tenevano i serpenti per un intero mese dentro il loro letto, l’unico posto in cui il padre non controllava. Un giorno Josella venne morsa alla mano da una vipera, con conseguenze piuttosto serie. Ma grazie all’antidoto tornò in salute, e dopo un po’ ricominciò la sua attività di serpara.
«Il serparo nasce come figura maschile, ma chiunque vuole può farlo», spiega delicatamente Antonietta nella luce tenue della sua taverna. «Noi ormai lasciamo fare ai figli, ma è sempre emozionante la stagione che ritorna, la ricerca che si trasforma in una gara tra tutti i cocullesi».
Alcune giovani donne in abiti tradizionali e con in mano i loro serpenti sono pronte per sfilare davanti alla statua di San Domenico durante la processione. Cocullo (AQ), 1 maggio 2022
L’origine della festa dei serpari di Cocullo
Questo fortissimo senso di tradizione è uno dei motivi per cui il rituale di Cocullo è l’unico sopravvissuto di una serie di pratiche mistiche basate sulla figura del serpente, un tempo diffuse nelle regioni del Centro e Sud Italia. L’origine della festa dei serpari di Cocullo risale a oltre duemila anni fa, quando queste terre erano abitate dal popolo dei Marsi. Già nell’Eneide compare Umbrone, un combattente marso, incantatore di serpenti. Nei secoli successivi, il rito pagano venne adattato al cristianesimo e già dalla prima metà del ‘900 è diventato un evento folkloristico di grande richiamo.
La statua di San Domenico è pronta su una portantina all’interno della Chiesa di Santa Maria in Cocullo. I sindaci dei comuni vicini prendono parte alla cerimonia. Cocullo (AQ), 1 maggio 2022
Un pellegrino tocca la statua di San Domenico all’interno della Chiesa di Santa Maria durante il celebrazione. Cocullo (AQ), 1 maggio 2022
La tradizione vuole che, durante la festa, la statua di San Domenico, santo che protegge dai morsi velenosi, dai cani rabbiosi e dal mal di denti, venga addobbata con una ventina di serpenti e portata in processione per le vie del paese. Come ci hanno raccontato in tanti, se qualche serpente si ferma sugli occhi della statua significa che il santo non vuole vedere: un cattivo presagio.
Attorno all’Anno Mille San Domenico Abate, oggi santo protettore di Cocullo, visse per diversi anni in queste zone. Il monaco dimorò per un periodo all’interno di una grotta, nella suggestiva Gola del Sagittario. In un contesto completamente silenzioso, sovrastati dalle pareti calcaree della gola, percorriamo il ponte che dalla strada porta alla grotta. Qui, qualche secolo dopo il passaggio di San Domenico, è stato eretto un eremo in suo onore, nel cui porticato sono raffigurate le imprese del santo, guaritore dai morsi dei serpenti.
Serpari, pellegrini e turisti circondano la statua di San Domenico ricoperto di serpenti. Ai serpenti non è permesso di entrare in chiesa per cui la statua viene “vestita” fuori sul sagrato. Cocullo (AQ), 1 maggio 2022
La statua di San Domenico viene portata in processione circondata da migliaia di pellegrini arrivati da tutta Italia. Cocullo (AQ), 1 maggio 2022
La processione di San Domenico è preceduta dalla banda cittadina. Cocullo (AQ), 1 maggio 2022
La processione
Verso le 11 di mattina del primo maggio, la piazza di Cocullo è così piena che è difficile spostarsi. Manca ancora un’ora all’inizio della processione. Ci sono i Pellegrini di Atina, religiosi che arrivano a piedi dal Lazio, portando una croce che ha più di due secoli. Ci sono suonatori di zampogna e la banda cittadina. I ragazzi e le ragazze del paese mostrano serpenti a piccoli gruppi di persone che si accalcano per fare foto e domande.
Vediamo bambini con il loro serpente in mano e visitatori che provano a vincere la propria paura immortalando la scena. Una mamma in lacrime non ce la fa, mentre il figlio cerca di consolarla. Un uomo terrorizzato viene preso in giro dalla moglie, mentre un turista tedesco sulla settantina gira estasiato con una videocamera in mano. Si vedono anche i Carabinieri CITES di Pescara, che fanno controlli sulla fauna selvatica. In questo turbinio folle e affascinante, la gente continua ad arrivare e le strade diventano inaccessibili. Attorno a noi solo persone e serpenti, in un contenitore sacro e profano, accompagnato dal brusio della folla.
Dopo la processione, prima di rientrare in chiesa, i serpari riprendono i serpenti dalla statua. Riconoscono il proprio serpente dal segno fatto con del nastro adesivo colorato o dallo smalto sulla pelle dell’animale. Il giorno dopo ogni serparo rilascerà il serpente nello stesso luogo dove l’ha catturato. Cocullo (AQ), 1 maggio 2022
A un certo punto, a mezzogiorno, per un attimo cala il silenzio.
Un ometto di poco più di un metro esce dalla chiesa e si fa strada in basso tra la folla: è la statua di San Domenico, senza i serpenti, che devono tassativamente rimanere fuori dall’edificio sacro. Appena davanti all’ingresso, inizia la “vestizione”: uno alla volta, i serpari posizionano sulla statua i serpenti che hanno catturato nelle scorse settimane.
Tra il silenzioso fremito della folla, si sta componendo l’immagine ipnotica del santo avvolto tra le spire, quella che ci ha portati qui.
Finalmente ci siamo: la statua viene alzata e inizia a galleggiare sopra le nostre teste, percorrendo le vie del paese. Il secolare rito di San Domenico, la festa dei serpari, sta accadendo di nuovo.
Il villaggio di Cocullo è immerso nella natura selvaggia, circondato dai principali parchi nazionali dell’Italia centrale nella regione Abruzzo. Cocullo (AQ), 30 aprile 2022