La contaminazione provocata dal polo chimico di Spinetta Marengo richiederebbe azioni rapide.
Ma gli enti pubblici hanno poche risorse e possibilità molto limitate.
La popolazione chiede risposte - che gli organi di governo locale però stentano a dare.

PFAS, il caso del polo chimico di Spinetta Marengo. Parte 2: le istituzioni

Testi di Gianluca Liva
Fotografie di Elisabetta Zavoli
Nonostante la contaminazione sia pervasiva, non esiste una normativa nazionale sui limiti di legge per la presenza di PFAS nell'ambiente. Ad Alessandria, le autorità pubbliche non hanno gli strumenti per gestire la complessità del problema.

20 minuti | 16 Marzo 2023

PFAS, la mappa europea degli inquinanti eterni

Leggi la nostra serie sul caso del polo chimico di Spinetta Marengo, uno dei punti caldi della contaminazione da PFAS in Italia.

Le sostanze per- e polifluoroalchiliche (PFAS) sono una famiglia di numerosi composti utilizzati per ottenere un’infinità di materiali e prodotti. La conoscenza sulle caratteristiche profonde di questa classe di sostanze è in costante evoluzione. Il fatto che la raccolta e la condivisione di informazioni sui PFAS sia a tutt’oggi in divenire genera problemi molto concreti. Uno di questi è la capacità di risposta e intervento da parte delle istituzioni di fronte ai casi di inquinamento. Le risorse sono poche, i dubbi sono molti e provocano insicurezza. L’impianto chimico di Spinetta Marengo, parte del Gruppo Solvay, emette PFAS nell’ambiente. Una parte della popolazione, in particolare quella che vive in prossimità della fabbrica, è preoccupata per la propria salute. La preoccupazione non è il frutto di un comportamento irrazionale e chemofobico, ma si basa sui risultati delle indagini di salute pubblica che sono state condotte di recente. 

Ancora oggi non esiste una normativa nazionale armonizzata che stabilisca dei limiti di legge per la presenza di PFAS nelle matrici ambientali. Ad Alessandria, le autorità pubbliche cercano con grande difficoltà di affrontare il problema. Al contempo, le stesse autorità sembrano essere a loro volta vittime – più o meno consapevoli – di una complessità travolgente. 

 

Senza limiti, alla ricerca dei PFAS

Il dipartimento di Alessandria di ARPA Piemonte lavora sia sul piano del monitoraggio che su quello del controllo. L’Agenzia ha iniziato a interessarsi alla presenza di PFAS nelle acque superficiali e sotterranee tra il 2007 e il 2008. Il laboratorio che possiede la strumentazione specifica per fare le determinazioni dei PFAS è quello di Grugliasco, vicino a Torino. Nel corso degli anni, le capacità analitiche di ARPA sono migliorate e le indagini hanno riguardato anche altre matrici, come le acque degli scarichi delle aziende e le acque dei depuratori. Al contempo ARPA ha cominciato a rilevare anche i PFAS di nuova generazione considerati “sito specifici”: l’ADV 7800 (non più in produzione) e il cC6O4, che viene prodotto esclusivamente a Spinetta Marengo. 

Le tecnologie a disposizione di ARPA Piemonte permettono un limite di quantificazione di 0,01 μg/l (microgrammi per litro) per PFAS come PFOA e PFOS, mentre per i PFAS “di nuova generazione” come il cC6O4 il limite è di poco più alto, pari a 0,04 microgrammi per litro. Nel 2021 la Regione Piemonte ha emanato la legge che fissa i valori limite per l’emissione di PFAS negli scarichi in acque superficiali. Su tutte le altre matrici continua a non esserci un limite di riferimento con il quale confrontare i risultati delle analisi, anche di quelle che vengono fatte nell’area di Spinetta Marengo.

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Un chimico dell’ARPA Piemonte controlla campioni di terreno nel laboratorio di Alessandria. La sede di Alessandria dell’ARPA è specializzata in analisi chimiche su campioni di terreno. È inoltre responsabile del prelievo di tutti i campioni ambientali della Provincia di Alessandria, tra cui i campioni di acque di falda e i campioni di suolo inquinati dall’impianto chimico. Alessandria, 6 marzo 2023.

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Un campione di terreno in essiccazione da preparare per l’analisi nella sede di Alessandria dell’ARPA Piemonte. Alessandria, 6 marzo 2023.

Consulta la mappa europea dell’inquinamento da PFAS

Campionamento in contraddittorio a Spinetta Marengo

Nell’area prossima al polo chimico di Spinetta Marengo e al suo interno esistono vari punti di analisi delle acque. Nei pozzi interni allo stabilimento, segnala ARPA, ci sono criticità maggiori rispetto ai pozzi esterni. Benché in misura minore rispetto all’area interna, anche nei pozzi esterni più distanti si è riscontrata la presenza di PFAS, a conferma del fatto che questi si spostano nell’ambiente a partire dal luogo d’origine. È previsto un piano di monitoraggio dei PFAS che è a carico di Solvay e che si sviluppa in una serie di campagne, al termine delle quali si ha l’obbligo di restituire i risultati agli enti pubblici.

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Gli esperti dell’ARPA controllano uno dei pozzi piezometrici nel campo che circonda l’impianto Solvay durante il campionamento di routine in contraddittorio con l’azienda, volto ad analizzare diversi inquinanti della contaminazione precedente e della possibile contaminazione attuale. Alessandria, 6 marzo 2023.

ARPA non può replicare gli stessi campionamenti con la stessa frequenza. Si tratterebbe di un’attività molto onerosa. In alcune delle giornate in cui le maestranze impiegate da Solvay svolgono le attività di monitoraggio, è presente anche ARPA che raccoglie campioni analoghi. Si tratta dei campionamenti in contraddittorio: prelievi di acqua che si svolgono nello stesso identico momento tra le due parti. Questa attività di ARPA non ha carattere ispettivo e si svolge nel limite delle possibilità dell’Agenzia. 

 

PFAS nell’aria

Nell’ambito di un percorso di potenziamento delle iniziative di ARPA Piemonte, dal 2021 si è avviata l’attività di monitoraggio dei PFAS nell’aria. Si tratta di una attività che si potrebbe considerare sperimentale poiché, ancora oggi, non ci sono metodi validati e riconosciuti né a livello nazionale né internazionale. Tuttavia questi monitoraggi avvengono tramite lo studio delle deposizioni, che è ormai riconosciuto per la rilevazione dei microinquinanti. Il dato che si ricava non è quello di concentrazione in aria, ma un dato di quantità sul metro quadro: si raccoglie ciò che si deposita su alcuni materiali diversi a seconda degli inquinanti che si vogliono monitorare, in questo caso PFAS.

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La stazione di monitoraggio dell’aria ARPA si trova in viale Genova, vicino allo stabilimento di Solvay a Spinetta Marengo. Alessandria, Italia, 16 gennaio 2023.

«A Spinetta Marengo ci sono due cabine di monitoraggio dedicate allo studio dei PFAS nell’aria, una in via Genova e una su strada Bolla. Misuriamo inquinanti sito specifici, ovvero tipici delle produzioni di Solvay. Raccogliamo dati con periodicità mensile» spiega Marta Scrivanti, direttrice del dipartimento ARPA di Alessandria, «abbiamo riscontrato delle positività, in particolare di cC6O4, che è una sostanza PFAS che produce solo Solvay. Ma anche in questo caso ci muoviamo in un campo non normato e non abbiamo alcun valore guida con il quale confrontare i risultati che raccogliamo. La direzione dei venti influisce notevolmente, ma non possiamo ancora permetterci di fare valutazioni: la serie storica di analisi di PFAS nell’aria è appena cominciata». 

ARPA non è il solo ente pubblico a lavorare tra molte difficoltà. La complessità della materia e la mancanza di fondi sono un problema anche per chi dovrebbe dare risposte alla cittadinanza nell’ambito della salute. 

 

Il monitoraggio dell’acqua potabile

L’Azienda Sanitaria Locale ha cominciato a partecipare ad attività specifiche solo da quando il problema di inquinamento di Spinetta Marengo è stato riconosciuto ufficialmente.

È da allora che il Servizio Igiene Alimenti e Nutrizione (SIAN) dell’ASL ha avviato specifici monitoraggi dell’acqua potabile. Tra questi c’è un piano di campionamento per verificare l’eventuale presenza di PFAS, che tiene in considerazione alcuni pozzi da cui si prelevano le acque che, successivamente, verranno immesse nelle reti idriche.

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Un esperto dell’ARPA campiona l’acqua di falda da uno dei pozzi piezometrici nel campo che circonda l’impianto Solvay durante il campionamento di routine in contraddittorio con l’azienda, volto ad analizzare diversi inquinanti di contaminazione precedente e possibile contaminazione attuale. Alessandria, 6 marzo 2023.

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Una fiala di standard analitico di PFAS denominato C6O4 presso la sede di Alessandria dell’ARPA Piemonte. Alessandria, 6 marzo 2023.

L’ASL esclude categoricamente qualsiasi pericolo: i parametri definiti dalla legge vengono rispettati. In parole povere, secondo l’ASL l’acqua potabile di Spinetta Marengo si potrebbe bere per davvero. Nonostante ciò, l’azienda sanitaria è spesso accusata di ritrosia nel rendere pubblici i dati. 

«Soffriamo di una grave carenza di personale in molti settori. La nostra non è ritrosia, ma una lentezza legata a fattori contingenti, spesso legati a un pregresso in cui la progettazione delle attività non era sufficientemente precisa», chiarisce Guglielmo Pacileo, responsabile della struttura “Governo Clinico – Qualità – Accreditamento” dell’ASL Alessandria. «Gestire la comunicazione al pubblico è difficile. Ci si innesta su una storia di inquinamento lunghissima e controversa. Spesso si nota una percezione molto negativa, per cui eventuali ritardi possono essere interpretati come se l’ASL volesse nascondere qualcosa. Ma noi non abbiamo nulla da nascondere, vogliamo solo raccogliere i dati in maniera corretta e comunicarli nelle forme istituzionalmente previste».

 

PFAS e medicina del lavoro

L’autorizzazione all’uso e commercializzazione delle sostanze chimiche avviene dopo un processo che si avvale di studi forniti alle autorità da parte del produttore stesso. Nel caso dei PFAS, è comune che questi studi siano coperti dal segreto industriale. «La valutazione dell’ECHA – l’Agenzia europea delle sostanze chimiche – si basa sui soli risultati e non sulla metodica di studio» puntualizza Paolo Merlo, responsabile del Servizio Igiene Alimenti e Nutrizione (SIAN) dell’ASL Alessandria, «non si ha, quindi, la piena consapevolezza del processo che ha portato alla valutazione della sostanza. Tutti gli studi pubblici vengono fatti a posteriori. A fronte di tutto ciò, noi cerchiamo di fornire risposte fondate e solide». 

Il Servizio prevenzione e sicurezza degli ambienti di lavoro (SPRESAL) da anni conduce un programma di monitoraggio relativo alla presenza di PFAS, in particolare ADV7850, PFOA e cC6O4 nei lavoratori del polo chimico di Spinetta Marengo. Il programma si svolge grazie a un accordo tra SPRESAL, Solvay e Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano.

Spinetta Marengo

L’ingresso dei camion all’impianto Solvay di Spinetta Marengo, visto da un giardino privato confinante con la fabbrica. Alessandria, Italia, 19 gennaio 2023.

Spinetta Marengo

Riccardo Ferri, 56 anni, fa visita alla tomba di suo zio nel cimitero di Spinetta Marengo. Suo zio è morto di leucemia qualche anno dopo il pensionamento. Alessandria, Italia, 20 gennaio 2023.

Le numerose analisi del sangue dei lavoratori di Solvay si svolgono dal 2004 e coinvolgono vari reparti del polo chimico, a seconda del rischio di esposizione. Questa sorveglianza medica è continua e i risultati vengono condivisi ogni anno con i dipendenti, i sindacati e le autorità sanitarie.

Benché si tratti di concentrazioni modeste, ci si è trovati davanti alla prova che i PFAS, a Spinetta Marengo, sono entrati nella catena alimentare.

 

PFAS nelle uova e nella verdura

In Piemonte, nel contesto del piano regionale di prevenzione, è stato istituito un tavolo Ambiente, Clima e Salute nella consapevolezza che le ASL non possono dare risposte a emergenze ambientali di questa portata. I gruppi di lavoro hanno condotto un progetto di biomonitoraggio finanziato con 340.000 euro, che si è concentrato sul campionamento di verdure e uova nel territorio di Spinetta Marengo. 

Lo studio ha evidenziato la presenza di ADV, benché in quantità modeste, e di cC6O4 in un solo campione di uova. Benché si tratti di concentrazioni modeste, ci si è trovati davanti alla prova che i PFAS, a Spinetta Marengo, sono entrati nella catena alimentare.

Alla luce di questi risultati, la necessità di una analisi della popolazione a rischio diventa sempre più impellente. Tuttavia, anche in questo caso, non mancano le difficoltà che impediscono di agire in velocità. Le autorità locali stanno cercando di mettere in piedi uno studio di fattibilità soltanto per capire quale possa essere l’impegno economico necessario e decidere quale sarà l’ampiezza del campione.

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L’impianto Solvay brilla nella notte di fronte alla casa di Riccardo Ferri a Spinetta Marengo. Alessandria, Italia, 18 gennaio 2023.

Preparare la sanità locale

Le analisi del sangue organizzate dagli attivisti di STOP Solvay e dai giornalisti belgi hanno scavalcato il sistema sanitario locale. L’iniziativa ha avuto il sicuro merito di richiamare con grande forza l’attenzione sul problema. Questa azione ha anche sollevato alcune perplessità: cosa dovrebbe fare una persona che ha saputo di avere alti livelli di PFAS nel sangue? A chi si potrebbe rivolgere, visto che al momento non esiste ancora un protocollo sanitario?

«L’iniziativa ha posto l’attenzione sulla presenza di un problema. È evidente però che, dal punto di vista di chi si occupa di salute pubblica, nel momento in cui si individua un problema bisogna anche avere una risposta pronta. Altrimenti si lasciano le persone nell’angoscia, senza una guida», ha ricordato Pacileo. «A dicembre 2022 abbiamo incontrato i medici di base di Spinetta Marengo. Tra le varie attività collegate al tavolo regionale vi è la necessità di preparare un documento informativo per i medici di famiglia che inquadri il tema dei PFAS e che dia indicazioni chiare su come agire. L’istituzione pubblica non può mai permettersi di muoversi senza avere ben chiare le risposte da dare».

Cosa dovrebbe fare una persona che ha saputo di avere alti livelli di PFAS nel sangue?

LEGGI ANCHE: Cosa sono i PFAS e quali rischi comportano

riccardo ferri

Riccardo Ferri, 56 anni, accende una lampada nella sua casa a Spinetta Marengo. Ferri è molto preoccupato per la presenza di PFAS nel suo sangue. Alessandria, Italia, 18 gennaio 2023.

Spinetta Marengo: Conseguenze e compensazioni

La presenza del polo chimico mette in campo interessi diversi che riguardano anche il futuro dello sviluppo di questo territorio. Come si è visto, l’apparato pubblico locale si trova in una situazione di imbarazzo a causa di una assenza di legislazione ormai ingiustificabile. Da un lato le autorità hanno le mani legate, dall’altro devono fare qualcosa per forza. 

«Quello del polo chimico di Spinetta Marengo è il tema dei temi di Alessandria. Coinvolge qualsiasi aspetto della vita pubblica», spiega Giorgio Abonante, sindaco di Alessandria dal giugno 2022. «In questo contesto difficilissimo ho l’obbligo di non essere omissivo. Ma non ho le competenze di legge per poter prendere delle decisioni che potrebbero essere affrettate, non supportate da motivazioni sufficienti, le quali devono essere fornite dagli enti, che a loro volta si muovono in un contesto non ben definito».

giorgio abonante

Giorgio Abonante, sindaco di Alessandria, eletto il 28 giugno 2022, si trova ad affrontare una situazione controversa e complicata di sanità pubblica e inquinamento ambientale. Palazzo del Comune, Alessandria, Italia, 21 gennaio 2023.

L’amministrazione di Alessandria auspica che Solvay investa ulteriormente per la messa in sicurezza definitiva degli impianti. La barriera idraulica approntata per intervenire sulla contaminazione dell’acqua di falda, secondo le indagini della Procura e come ricordato anche dal Sindaco, non funziona bene in alcune specifiche condizioni. Inoltre, il rilascio in aria delle sostanze deve essere necessariamente ridotto. Spinetta Marengo, con il suo polo chimico, è un luogo che “serve” a mezzo mondo. I danni che ha subito il territorio sono evidenti ed è per questo che, in qualche modo, andrebbero compensati. 

 

Una decisione drastica

Le difficoltà dell’apparato pubblico ci impongono riflessioni molto ampie sul nostro sistema di controllo, produzione e consumo. «Le aziende multinazionali hanno sviluppato apparati di ricerca che sono potentissimi. Negli ultimi 30 anni hanno destrutturato, o quantomeno diviso, il sistema pubblico», specifica il sindaco Abonante, «le nostre università, la nostra ARPA, la nostra ASL hanno una forza molto, molto limitata. Ci si confronta ad armi assolutamente impari».

L’apparato pubblico non è nemmeno lontanamente in grado di tenere il passo degli apparati di ricerca dei grandi gruppi industriali.

Quando la popolazione chiede di intervenire in modo preventivo, con puntuali relazioni su determinate sostanze, è come se si chiedesse una cosa impossibile. L’apparato pubblico non è nemmeno lontanamente in grado di tenere il passo degli apparati di ricerca dei grandi gruppi industriali. Paradossalmente, le autorità pubbliche detengono però anche il potere di prendere una decisione drastica: l’obbligo di interrompere la produzione. In altre parole, la chiusura della fabbrica. 

Ma lo scenario di una chiusura del polo chimico sarebbe «una tragedia sia dal punto di vista occupazionale che dal punto di vista ambientale», avverte Abonante, «perché comporterebbe la fine di qualunque tipo di bonifica in corso già da anni. L’unica soluzione, a quel punto, sarebbe che lo Stato intervenisse stanziando miliardi di euro. È impossibile».

Il nodo che lega il polo chimico al territorio è ormai strettissimo. Come vedremo, il rapporto tra l’azienda e la città è molto dibattuto.

PARTE 3 – L’azienda

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I campioni di acqua di falda raccolti da ARPA da uno dei pozzi piezometrici che circondano l’impianto Solvay sono stati sigillati prima di essere inviati al laboratorio di analisi. Alessandria, 6 marzo 2023.

Alla pubblicazione di questo articolo hanno contribuito Anna Violato, Alfonso Lucifredi, Marta Frigerio, Francesco Martinelli, Davide Michielin, Natalia Alana.

Questa inchiesta è parte di The Forever Pollution Project, un’indagine crossborder a cui hanno partecipato 18 redazioni da tutta Europa.
Un gruppo che oltre a RADAR Magazine include Le Monde (Francia), Süddeutsche Zeitung, NDR e WDR (Germania), The Investigative Desk e NRC (Paesi Bassi) e Le Scienze (Italia), e a cui si sono aggiunti Datadista (Spagna), Knack (Belgio), Deník Referendum (Repubblica Ceca), Politiken (Danimarca), Yle (Finlandia), Reporters United (Grecia), Latvijas Radio (Lettonia), SRF Schweizer Radio und Fernsehen (Svizzera), Watershed e The Guardian (Regno Unito).

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